Gli ultrasuoni a bassa frequenza possono essere utilizzati sia per la riabilitazione, a seguito di lesioni muscolo-scheletriche, che per la preparazione atletica, ma anche per favorire la guarigione di ferite superficiali. Per quanto riguarda la riabilitazione, i protocolli di applicazione variano in base alla zona coinvolta, al tipo di lesione, alla gravità e al tempo di insorgenza (acuta/subacuta/cronica). Per la preparazione atletica viene utilizzata l’emissione ad onda continua che permette di scaldare i tessuti prima di iniziare l’allenamento. Il trattamento è consigliato anche dopo l’allenamento per favorire la rimozione dei cataboliti prodotti durante l’attività fisica. Infine, è possibile utilizzare gli ultrasuoni, per velocizzare la guarigione delle ferite, in questo caso viene utilizzata l’emissione ad onda pulsata a bassa intensità.
La differenza tra l’emissione ad onda continua e ad onda pulsata:
- L’emissione ad onda continua determina effetti termici. È stato dimostrato che il calore aumenta il metabolismo cellulare e la vasodilatazione, favorendo l’apporto di ossigeno e nutrienti ai tessuti e rimuovendo più facilmente i prodotti di degradazione formati a causa della lesione. In più il calore aumenta l’estensibilità tendinea e legamentosa e riduce il dolore e lo spasmo muscolare
- L’emissione ad onda pulsata determina effetti non termici. Tra questi rientrano la cavitazioe stabile, il microstreaming e la vibrazione meccanica che contribuiscono con diverse modalità a produrre un massaggio sia superficiale che profondo favorendo il drenaggio di edemi, ematomi e versamenti. Infine, tra gli effetti dell’onda pulsata rientra anche la fonoforesi, ovvero una tecnica che facilita l’assorbimento di creme e pomate sulla pelle.
Grazie a questi effetti gli ultrasuoni accelerano il processo di guarigione e favoriscono la rigenerazione del tessuto piuttosto che la formazione di una cicatrice.
Preparazione del paziente
Prima di effettuare un trattamento con ultrasuoni a bassa frequenza è necessario preparare il paziente tosando la zona da trattare. Successivamente si deterge accuratamente la superficie e cospargendola di gel idrosolubile (gel da ecografia). In questo modo si favorisce il contatto della sonda e ridotto l’assorbimento delle onde sonore da parte del mantello per evitare il surriscaldamento superficiale.
Dopodiché si sceglie il tipo di sonda, infatti i manipoli possono avere dimensioni diverse in base all’area da trattare. I trasduttori di piccole dimensioni concavi o convessi permettono di focalizzare gli ultrasuoni in piccole aree o tessuti specifici, mentre sonde più grandi sono efficaci per trattare zone più vaste.
Infine, si procede con il protocollo terapeutico scelto sulla base delle esigenze del paziente. Nei giorni successivi al periodo di trattamento si effettuano controlli ecografici seriati in modo da modulare la frequenza e l’intensità della terapia, fino a guarigione completa.
Rischi e controindicazioni
È stato osservato che se non vengono applicati correttamente, gli ultrasuoni, possono provocare anche danni tissutali. La finestra tra riscaldamento terapeutico e danno da ultrasuoni è di soli 5°C: a 40° il potenziale di riscaldamento è massimo, mentre temperature maggiori di 45°C possono causare seri danni. Per questo motivo è fondamentale preparare il paziente prima del trattamento e valutare accuratamente la risposta del singolo individuo all’applicazione dello strumento.
Tra le controindicazioni invece rientrano:
- Fratture, in quanto il trattamento ritarda il processo di guarigione;
- Insufficienza vascolare, tromboflebiti e disturbi della coagulazione, perché possono provocare embolia;
- Infezioni, celluliti e tumori, perché la vasodilatazione indotta può causare una diffusione del processo.